Ecologie della materia. Educazione e materialità nello scenario contemporaneo | Ecologies of Matter. Education and Materiality in the Contemporary Scenario

Il volume Ecologie della materia. Educazione e materialità nello scenario contemporaneo, curato da Pierangelo Barone, Guendalina Cucuzza e Alessandro Ferrante (Franco Angeli, Milano 2024), offre una prospettiva originale e articolata sull’educazione, esplorata attraverso paradigmi ecologici e materialisti. Si tratta di interrogare l’accadere educativo con lenti teoriche sociomateriali o neomaterialiste, capaci di cogliere la complessità e la dinamicità delle relazioni che lo strutturano. Queste relazioni, intese come un intreccio inestricabile tra elementi umani e non umani, sociali e materiali, naturali e artificiali, diventano il fulcro di un’indagine che si sviluppa su molteplici piani disciplinari e tematici.
In un contesto in cui l’educazione è stata spesso interpretata attraverso schemi antropocentrici, il testo invita a ripensare le pratiche educative superando la dicotomia tra materia e significato, umano e non-umano, culturale e naturale. Tale approccio richiede di confrontarsi con il retaggio di una cultura educativa che ha a lungo relegato la materialità a un ruolo subordinato, riducendola a semplice strumento al servizio dell’uomo. Al contrario, il volume propone di vedere nella materialità educativa un “reticolo dinamico di relazioni” che connette contesti e attori eterogenei (numerosi i riferimenti anche agli STS, gli studi su scienza e tecnologia), rendendo possibile l’adozione di pratiche critiche e creative capaci di rispondere alla complessità del presente.
Questa visione invita chi opera nell’ambito educativo a entrare in spazi comuni, luoghi di incontro e contaminazione, per costruire un sapere artigianale fatto di osservazione, riflessione, affetti e discorsi. È proprio in questa operazione, che unisce critica e creatività, che si situa la valenza formativa di una prospettiva ecologica e materialista, capace di aprire la strada a modi di educare e vivere nel mondo più sostenibili. In tal senso, il testo non solo offre strumenti per ripensare l’educazione ma si pone come un invito a “reinventare nuove maniere di stare nel mondo”, costruendo ponti tra dimensioni tradizionalmente separate e immaginando nuove pratiche material-discorsive.
Il volume si distingue per la sua capacità di offrire una rilettura profonda e sfaccettata del processo educativo, incentrata su una domanda cruciale e trasformativa: che cosa educa? Questo interrogativo, riformulato alla luce della tradizione pedagogica di Riccardo Massa, sposta l’attenzione dal “chi educa chi?” alla ricerca di ciò che materialmente sottende e condiziona l’esperienza formativa. La prospettiva proposta, lontana dall’antropocentrismo che spesso caratterizza le teorie educative tradizionali, enfatizza il ruolo attivo della materialità, intesa come un insieme dinamico e intricato di relazioni tra soggetti, oggetti, spazi e tecnologie.
Gli autori propongono un approccio che valorizza la materialità educativa in tutte le sue dimensioni: non solo come insieme di elementi concreti (spazi, strumenti, oggetti), ma anche come intreccio di interazioni e connessioni che plasmano le esperienze formative. Questo consente di superare la visione dualistica che separa nettamente l’umano dal non-umano e il materiale dal discorsivo, evidenziando invece come questi elementi coesistano e si influenzino reciprocamente. L’adozione delle lenti dei new materialisms si rivela qui particolarmente efficace: la materia non è una superficie inerte o un semplice supporto per l’agire umano, ma un “coagulo di agency”, come afferma Barad, che contribuisce attivamente al farsi della storia educativa e sociale.
Questo quadro teorico trova applicazioni concrete nella lettura dei contesti educativi, dove insegnanti, studenti, materiali didattici, tecnologie e spazi fisici formano reti sociomateriali. L’esempio dell’uso di una LIM o di un proiettore in classe illustra chiaramente come l’esperienza educativa sia il risultato di un’azione congiunta di molteplici attori: dispositivi tecnologici, connessione internet, organizzazione spaziale, e persino elementi apparentemente marginali come tende oscuranti o telecomandi (questi e molti altri esempi di oggetti sono presenti nel testo). Questi attori non solo influenzano le dinamiche di apprendimento, ma contribuiscono anche alla costruzione di significati, affetti, e strutture di potere.
Attraverso questa prospettiva, si schiude l’invito a ripensare i rapporti tra umano e non-umano nei contesti educativi, sfidando gli schemi di pensiero human-centered e aprendo la strada a nuove possibilità trasformative. L’educazione, letta come un processo materiale e dinamico, appare così intrinsecamente connessa al divenire e al mutamento, spingendo la ricerca educativa a interrogarsi sulle modalità con cui è possibile creare legami più sostenibili con l’ambiente materiale e con le alterità, siano esse viventi, tecnologiche o ecologiche.
Ecologie della materia offre, altresì, un contributo prezioso per riflettere non solo sulla materialità educativa ma anche sulle implicazioni delle tecnologie e degli spazi negli scenari contemporanei dell’istruzione, comprese le trasformazioni in atto nell’ambito universitario. Alcuni dei capitoli qui contenuti esplorano come l’introduzione di oggetti digitali e artefatti tecnologici stia ridefinendo le dinamiche formative, trasformando le università in spazi popolati da reti complesse di attanti. Dalle lavagne multimediali alle infrastrutture nascoste, come server e software, ogni elemento contribuisce alla creazione di un tessuto materiale e simbolico che influenza profondamente ognuna delle fasi che costituiscono le pratiche educative quotidiane. In questo contesto, emerge una tensione significativa tra il potenziale innovativo delle tecnologie e le sfide che ne derivano. Da un lato, gli strumenti digitali possono favorire nuove forme di apprendimento e interazione, diventando alleati di processi educativi trasformativi. Dall’altro, se introdotti senza una riflessione critica, rischiano di amplificare disuguaglianze o rimanere sottoutilizzati a causa di competenze insufficienti o di spazi non adeguatamente progettati. È proprio qui che la prospettiva ecologica e materialista proposta dagli autori si rivela illuminante, invitando educatori e istituzioni a non considerare gli oggetti tecnici come meri supporti, ma, è importante ripeterlo, come parte integrante e co-agente dei processi educativi.
Questa attenzione verso l’interazione tra materiali e significati richiama il lavoro di Tim Ingold, che sottolinea l’importanza di bilanciare il rapporto tra pensiero astratto e oggetto fisico. Ingold evidenzia come i materiali “pensino in noi” e come sia fondamentale considerare l’atto del costruire inseparabile da quello dell’abitare. La sua distinzione tra la building perspective e la dwelling perspective invita a concepire gli spazi educativi non solo come luoghi progettati e riempiti di strumenti, ma come ambienti vissuti e malleabili, personalizzabili attraverso continue negoziazioni tra gli “ospitanti”, in cui studenti e insegnanti possano sentirsi “a casa”.
Questo approccio si riflette nella necessità di adottare una metodologia esplorativa e consapevole verso gli spazi educativi, come suggerito da Hackl. Gli ambienti raccontano molto di più di quanto possa emergere da discorsi pedagogici astratti, rappresentando una sorta di “cartina al tornasole” che svela le relazioni, le pratiche e le indecisioni che li attraversano. Esplorare, osservare e ripensare criticamente la disposizione degli spazi e l’uso degli oggetti diventa allora un atto fondante per trasformare l’educazione in un’esperienza più sostenibile e in sintonia con i bisogni delle comunità che li abitano.
Ecologie della materia si rivolge a educatori, ricercatori e professionisti del mondo scolastico e universitario interessati a esplorare nuove prospettive sull’educazione come fenomeno dinamico e sociomateriale. Offre strumenti concettuali e pratici utili per ripensare criticamente le relazioni tra umani ed esseri viventi e non viventi, tecnologie e spazi, con un approccio inclusivo e sostenibile. È particolarmente indicato per chi desidera interrogarsi sulle sfide contemporanee dell’educazione, abbracciando la complessità dei contesti formativi e sperimentando pratiche innovative. L’opera, come suggerito all’inizio di questa recensione, rappresenta una risorsa preziosa per chi cerca di coniugare critica e creatività, promuovendo un’educazione più consapevole, trasformativa e in dialogo con il presente.
Un testo che ricorda al lettore, in ogni sua parte, che l’essenza dell’educazione risiede nella relazione viva, nello scambio e nella capacità di generare significato condiviso, invitando a ripensare gli spazi educativi e le loro pratiche non come semplici contenitori funzionali, ma come luoghi capaci di accogliere lo “spirito” dell’educazione, lo stesso spirito di una importante riflessione di Christian Norberg-Schulz (Louis I. Kahn: idea e immagine, Officina Edizioni, Roma 1980, 143):
Le scuole sono cominciate con un uomo sotto un albero, che non sapeva di essere un maestro, e che esponeva ciò che aveva compreso ad alcuni altri, che non sapevano di essere degli studenti. Gli studenti riflettevano sugli scambi di idee che avvenivano tra loro e pensavano che era bello trovarsi alla presenza di quell’uomo […]; presto si eressero gli spazi necessari e apparvero le prime scuole […], le aule richieste dall’istituto, i corridoi tappezzati di armadietti e gli altri locali e dispositivi cosiddetti funzionali sono certo organizzati in belle confezioni dall’architetto, che ubbidisce ai requisiti di superficie e di costi stabiliti dalle autorità scolastiche. Le scuole sono belle a vedersi, ma superficiali come architetture, perché non riflettono lo spirito dell’uomo sotto l’albero […]; ma “la scuola”, la scuola dello spirito, l’essenza della volontà di essere, è ciò che l’architetto dovrebbe esprimere nel suo progetto.
Enrico Orsenigo, dottorando in Learning sciences and digital technologies all’Università di Modena e Reggio Emilia, si occupa prevalentemente di funzioni educative della letteratura e delle intersezioni tra psicologia dell’educazione, pedagogia della narrazione e letteratura. Autore e co-autore di pubblicazioni scientifiche, tra le quali Relazione e letteratura: una esplorazione, in “Educazione Aperta”, 15/2024, pp. 307-23; La funzione educativa dei mondi possibili, in “Lifelong Lifewide Learning”, 44/2024, pp. 71-81.
Foto di Giorgia Montanari per il Repertorio iconografico di "Educazione Aperta".