In memoria di lei: bell hooks | In memory of her: bell hooks 

Scrittrice, docente, attivista, femminista intersezionale, intellettuale e icona afroamericana; prima studiosa, profonda conoscitrice e poi critica vivace e attenta del pensiero freireriano, bell hooks, io letterario di Gloria Watkins, è morta il 16 dicembre 2021 all’età di 69 anni.

Per me le riflessioni di questa intellettuale sono state importanti nella mia crescita personale e professionale. Pertanto avrei voluto scrivere sulla pedagogia critica di bell hooks prima, o comunque con più distensione, con meno passione triste nel cuore e nella testa. Invece mi trovo qui a stendere la sua commemorazione. Cercherò di scrivere, quindi, un felice e appassionato elogio.

Una grande eredità

Figura plurale, bell hooks lascia una grande e variegata eredità: dal campo letterario-poetico a quello politico, da quello femminista, fino a giungere a quello critico-pedagogico ed educativo impegnato. Questi campi sono intrecciati e spesso sovrapposti.

Nella sua vastissima produzione in lingua inglese ci sono alcuni nuclei tematici fondamentali. Centrali nelle sue riflessioni sono infatti il tema dello sguardo dissidente/oppositivo; del linguaggio resistente; la critica femminista al potere suprematista bianco; la critica al patriarcato bianco e nero; l’analisi e la critica della maschilità nera; l'esplorazione dell'amore e delle dinamiche nelle relazioni di coppia; l’analisi della rappresentazione delle afroamericane e degli afroamericani nei media e nel cinema; la pedagogia critica; l'educazione come pratica di libertà; l’educazione femminista; la critica al fallocentrismo nei processi di liberazione; i rapporti di potere nei processi formativi ed educativi e tanto altro.

Tutto nelle diverse riflessioni e nelle pratiche della studiosa e intellettuale african-americana è intrecciato con la sua storia personale e con le geografie della sua vita vissuta. Teoria e pratica sono interconnesse in modo circolare. Il suo lascito è pertanto potente, profondo, ricco, intenso, concreto e molto ispirato.

Cresciuta nel Sud segregato, questa esperienza la segna profondamente. Essa pertanto tornerà sempre con forte lucidità nelle sue riflessioni successive. Sviluppate nel volume Elogio del margine, ad esempio.

È da tale spazio marginalizzato, fatto di vuoti, di assenze e di presenze oppressive che i margini divengono “spazi di apertura radicale […] là dove la profondità è assoluta” (1998, p. 67). A partire da questo posizionamento  come direbbe Adrienne Rich  il margine diventa spazio di resistenza, di creatività, di discorso e di presenza.

Nel fare ciò non cerca “di riabilitare e romanticizzare il concetto di marginalità spaziale” (p. 70): tutt’altro. Vuole far comprendere il suo “luogo della parola” (D. Ribeiro, 2020), fatto anche di sofferenza e di rabbia.

La teoria diventa, infatti, luogo di guarigione, di auto-guarigione e di liberazione collettiva, come scrive nel suo volume Insegnare a trasgredire tradotto, nel 2020, da feminoska, per Meltemi, all’interno della colonna Culture radicali (p. 95).

Dai margini al centro, questo riflettere si fa pedagogia e poi educazione. L'educazione in particolare si fa pratica di libertà contro le forme di oppressione sistematica legate al genere, alla razza alla classe, all’orientamento sessuale.

La pedagogia di hooks infatti nasce in modo particolare. Come lei stessa precisa:“ dalle interazioni illuminanti di pedagogie anticoloniali, critiche e femministe” (p.40).

La sua è una pedagogia impegnata, dinamica, aperta, militante di rara bellezza, attuale, sfidante, anti-sistema e sconfinata. Capace analizzare i processi educativi e socio-culturali e politici d’oggi in modo lucido e affilato. Capace di aiutare e di coscientizzare chi si occupa di educazione in vario modo e con ruoli differenti.

Non solo, è un valido sostegno anche per chi vuole confrontarsi con i pregiudizi razzisti, sessisti, classisti e omofobi che ancora modellano la nostra società, al fine di distruggerli de-costruendo. Per fare questo è necessario come ricordava Audre Lorde liberarsi dagli “strumenti del padrone” che sono sempre fallimenti e non “metteranno mai di attuare un vero cambiamento”.

La pedagogia di hooks è quindi un invito a considerare le vite, le voci e pratiche di soggettività lontane da noi. È un invito al miglioramento personale. È un aggiornamento professionale necessario per vivere, per educare e per lavorare. Necessario soprattutto per sognare in modo nuovo in questa società; la pedagogia di hooks, infine, è un invito a s-confinare in modo critico, impegnato e attento.

Una pedagogia impegnata in una società mescolata

Il suo è un pensiero dei margini. Negli anni questo ha acquistato profondità e forza, come scrive il questo passaggio in Elogio del margine. Scrivere al buio (con M. Nadotti, 2020):

ho lavorato per cambiare il mio modo di parlare e di scrivere, per incorporare nei miei racconti il senso geografico: non solo dove io sono ora, ma anche da dove vengo, e le molteplici voci presenti me. Ho affrontato silenzio l'incapacità di essere articolata. Quando dico che queste parole scaturiscono dalla sofferenza, mi riferisco alla lotta personale che si conduce per definire la posizione da cui si dà a voce – lo spazio del teorizzare.

Lo spazio aperto da hooks è spazio critico, decoloniale, anti-razzista, femminista, aperto, intersezionale, anti-sistema. All’interno di questo interpreta marcatori sociali – come l’essere nera e donna; l’essere nera, povera, lesbica e madre single – come luoghi da cui parlare, per fare luce sul proprio posto nel mondo, sul suo proprio essere nel mondo e sul proprio essere con il mondo. Queste pluralità divengono spazi di possibilità, scalzando il destino di emarginazione ed esclusione.

Anche se le riflessioni nascono in un cos'altro lontano dal nostro, come quello americano, sono molto utili ed efficaci anche da noi.

L’Italia in questo preciso momento storico ha un grosso problema con confini, margini e sconfinamenti personali, identitari, socio-culturali e sessuali. A ciò si aggiunge un grande rimosso, a livello generale, della colonizzazione e di che cosa ha rappresentato non tanto per il nostro Paese, ma anche di chi l’ ha subita. Voci silenziate, o storpiate che devono essere ascoltate.

Leggere questa l’autrice aiuterebbe anche in questo: allenare all’ascolto di storie scomode, altre, che per molto tempo sono state evitate, oltre che liquidate con faciloneria e superficialità.

bell hooks, come attivista, inoltre porta chi legge a fare i conti con i nostri privilegi e con i nostri aspetti più intolleranti, razzisti, misogini eterocentrati, nonché con le opportunità di vita impari di soggettività sub-alternizzate immerse nel capitalismo.

Le riflessioni di bell hooks nella pratica aiutano a comprendere che origini diverse e spesso conflittuali: non sono da negare, o da nascondere, ma da accogliere per cambiare il nostro modo di pensare e quindi di inter-agire. Ascoltare storie che non ci appartengono ed esperienze dolorosamente diverse e lontane da noi potrebbe essere l’inizio del rispetto autentico, di una nuova coesione sociale e di miglioramento culturale, nonché socio-politico. In una società cambiata è necessario cambiare modi di pensare, di agire, di interagire.

Insegnare a trasgredire, così come altri testi di questa scrittrice e docente afro-americana, è un libro fondamentale per iniziare a superare le difficoltà che in Italia si hanno ancora in ambito personale, socio-culturale e politico, accademico, formativo, educativo di parlare di oppressioni.

Se ne parla, da anni ma in modo approssimativo, molto spesso, perché non si sono coinvolte e incluse altre soggettività che non siano quelle maggioritarie e privilegiate in Italia.

L’Eros nel processo pedagogico

Una personalità appassionata e impegnata come bell hooks impregna chi legge. Mette in crisi e rende consapevoli. Fa compiere passi dolorosi e necessari per riuscire ad essere solidali e complici con soggettività marginalizzate, fa approssimare a situazioni e discriminazioni che essendo persone bianche, in parte, non toccano i nostri corpi.

È proprio a partire dal corpo che l'educazione diventa pratica di libertà. È nel riconoscere il corpo nella sua interezza, concretezza e l’anima incarnata nel suo attivarsi nell'interagire con la classe e con le persone, che si può attuare lo sconfinamento necessario per liberarsi: e la liberazione è lotta, ma anche amore tenero e coinvolto.

In proposito vorrei citare un passaggio inglese tratto dall’opera All About Love: New Vision (2018):

When we choose to love we choose to move against fear—against alienation and separation. The choice to love is a choice to connect—to find ourselves in the other.

Se in ogni circostanza, come ammoniva Primo Levi, “le coscienze possono essere nuovamente sedotte ed oscurate: anche le nostre”; grazie alle pratiche, alle riflessioni e al ricordo di questa grande intellettuale femminista african-americana, docente, scrittrice e attivista possono essere illuminate e appassionarsi senza fine!

Riferimenti bibliografici

hooks b., Elogio del margine. Razza, sesso, mercato culturale, Feltrinelli, Milano, 1998.

hooks b., All About Love: New Visions, William Morrow Paperbacks, ebook, NY, 2018.

hooks b., Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà, Meltemi, Milano, 2020.

hooks b., Nadotti M., Elogio del margine. Scrivere al buio,Tamu edizioni, Manocalzati, 2020.

Ribeiro D., Il luogo della parole, Capovolte, 2020 (ebook).

 

Cristina Breuza è Educatrice professionale socio- pedagogica e Pedagogista. È laureata in Scienze dell’Educazione, triennale; in Scienze Pedagogiche, magistrale, conseguita come la triennale presso l’Università degli Studi di Torino. Si è specializzata in Educazione Interculturale, con un Master di primo livello, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Ha perfezionato la sua conoscenza dei contesti eterogenei contemporanei interessati da flussi migratori molteplici, con il corso di Perfezionamento in Antropologia delle migrazioni, presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca.Sta ultimando il Master di primo livello in Scienze religiose e Mediazione interculturale, presso l’università degli studi di Torino. Lavora come Educatrice professionale socio-pedagogica, presso la Cooperativa Sociale “Il Margine”A.R.L, di cui è socia. Si occupa d’inclusione sociale e scolastica, nonché di assistenza di minori disabili nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado. Scrive sul portale “Lacasadelrap.com”, essendo appassionata di Subcultura Hip Hop.