Intessere relazioni ed intrecciare trame narrative in cloud. Un’esperienza dal contesto della Scuola in Ospedale | Weaving relations and narratives in the cloud. An experience from the School in the Hospital 

PDF: DOI 10.5281/zenodo.6853767

The school in hospital (SiHo) is created to simultaneously implement two constitutionally recognized rights: that of health and that of education. It is an integral part of the child care process, because educational support, alongside health treatment, contributes to the implementation of an intervention aimed at the subject in his/her entirety, looking at his or her well-being. During the pandemic, hospital school sections were also severely affected, making intervention even more difficult. In fact, they are already normally faced with very different realities, due to the variability of the reasons for admission and the length of stay, the age of the patients, their origin and their experiences. Taking into account this multi-faceted reality and the complications due to the health emergency, in 2020 the Andrea Bocelli Foundation launched the Digital Lab pilot project at the Gaslini Hospital in Genoa, which - still in the development and diffusion phase - was rapidly implemented in other Italian paediatric hospitals in the following months. In this article we present an educational experience across age groups, carried out by two preschool teachers, in which through the use of digital technologies and animation techniques, such as stop-motion, an inclusive educational environment was created, offering continuity to the life experience of hospitalised children and young people, and creating the conditions for their involvement in time beyond the terms of hospitalisation.

Keyword: digital competences, storytelling, ABF Digital Lab

La scuola in ospedale (SIO) nasce per attuare contestualmente due diritti costituzionalmente riconosciuti: quello della salute e quello dell’istruzione. È una parte integrante del processo di cura del bambino, perché il supporto educativo, affiancato ai trattamenti sanitari, contribuisce alla realizzazione di un intervento rivolto al soggetto nella sua interezza, guardando al suo ben-essere. Durante la pandemia anche le sezioni scolastiche ospedaliere sono state fortemente colpite, con una difficoltà di intervento ancora maggiore. Già normalmente, infatti, si trova ad affrontare realtà molto differenti fra loro, a causa della variabilità delle ragioni di ricovero e dei tempi di degenza, dell’età dei ricoverati, della loro provenienza e del loro vissuto. Tenendo conto di questa realtà così sfaccettata e delle complicazioni dovute all’emergenza sanitaria, la Andrea Bocelli Foundation ha avviato nel 2020 il progetto pilota Digital Lab presso l’I.R.C.C.S. “G. Gaslini” di Genova, che - ancora in fase di sviluppo e diffusione - ha visto nei successivi mesi la rapida implementazione in altri ospedali pediatrici italiani. Nell’articolo presentiamo un’esperienza educativa trasversale in termini di fascia d’età, realizzata da due insegnanti della scuola dell’infanzia, in cui attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali e tecniche di animazione, come lo stop-motion, è stato creato un ambiente educativo inclusivo, offrendo continuità all’esperienza di vita dei bambini e dei ragazzi ricoverati, e creando le condizioni per un loro coinvolgimento nel tempo al di là dei termini di ricovero.

Parole chiave: competenze digitali, narrazione, ABF Digital Lab

Introduzione

Nel 1964, Mac Connel e Fulk (in Bruner, 1964) introducono come requisito per le scuole del futuro la presenza di impianti e apparecchi ausiliari dell’insegnamento, anticipando di molti anni quella letteratura che ha approfondito, illustrato e chiarito le molteplici opportunità offerte da un inserimento diffuso e consapevole delle nuove tecnologie nei contesti scolastici: dalla possibilità di fornire feedback immediati e non minacciosi, alla promozione della relazione tra pari, fino all’opportunità di offrire un maggior controllo sui processi di apprendimento da parte dello studente. Nuove tecnologie quindi in grado non solo di incrementare i risultati per un determinato apprendimento, ma di assicurare una risorsa utile altrimenti inesistente, capace di creare nuove e diverse condizioni per la costruzione di conoscenze, abilità e competenze, aumentando in modo significativo il ventaglio di opportunità offerto agli studenti (Calvani, 2013; Bonaiuti et al., 2013).

Tuttavia, i benefici delle tecnologie non sono automatici ed il loro impiego generico non comporta alcuna differenza statisticamente significativa per la qualità degli apprendimenti. Risulta improbabile che l’inserimento casuale o l’utilizzo distratto delle nuove tecnologie nei contesti scolastici si tramuti in un concreto ampliamento delle opportunità educative, ed in particolare di qualificate e valide opportunità di relazione (Bernard et al., 2004; Russell, 1999; Clark et al., 2006; Hattie, 2009; 2012).

Nello specifico, se già l’ecologia del sistema scuola richiede di tener conto del coinvolgimento di una molteplicità di condizioni, la realtà della Scuola in Ospedale propone una complessità sistemica decisamente più alta. Laddove alla discontinuità educativa con i bambini e i ragazzi, si aggiungono spesso l’impossibilità di fruire spazi specificatamente organizzati per l’attività scolastica e le difficoltà nell’integrazione con i processi di cura medico-sanitari.

Contesto di riferimento e stato dell’arte

“Prima di questa esperienza pensavo che l’ospedale fosse un luogo pauroso e triste dove non si poteva giocare. Ora ho capito che anche in ospedale si può giocare e continuare a imparare mentre ci curano.” Commento di Pietro, terza elementare (in Capurso & Trappa, 2005, p. 143)

Quando si parla di pazienti, spontaneamente viene da pensare ad adulti, magari anziani, ma è molto più difficile immaginare un paziente pediatrico. Chi è il bambino ospedalizzato? Cosa accade alla sua vita nel momento del ricovero ospedaliero?

Seppure complesso da immaginare, già secondo il 68° Congresso Nazionale della società italiana di Pediatria tenutosi nel 2012, le malattie croniche che necessitano di passaggi frequenti in ospedale colpiscono 1 bambino su 200. Mentre è del 2017 la ricerca dell’ISTAT (2017) sulla quantità in media di studenti per ordine scolastico affetti da malattie che necessitano di uno o più giorni di ricovero ospedaliero: si tratta di 171 alunni per la scuola primaria, 227 per la secondaria di primo grado e 422 per la secondaria di secondo grado. Da questi dati deriva che ogni scuola accolga almeno uno studente con patologie gravi.

Secondo Capurso e colleghi (2005), l’ospedalizzazione per il bambino e la sua famiglia è vissuta come un evento stressante e destabilizzante, con una serie di conseguenze a livello fisico e sociale che alterano il normale rapporto del bambino con sé stesso, il proprio corpo ed i propri pari. L’ospedalizzazione impone al bambino una realtà nuova, che stravolge i suoi ritmi di vita, obbligandolo a seguire schemi imposti da un regime di cura che appare estraneo al bambino stesso e poco rassicurante.

Sempre Capurso e colleghi (2005) individuano i quattro principali fattori di stress della vita ospedaliera per il paziente pediatrico:

  1. la scarsa conoscenza e familiarità con le procedure sanitarie e di cura;
  2. la paura della separazione dai genitori;
  3. l’età, ovvero più è piccolo il paziente più è vulnerabile rispetto al ricovero ospedaliero;
  4. l’assenza di spazi adatti.

Quest’ultimo punto è particolarmente significativo in quanto nel contesto ospedaliero risulta spesso posto in secondo piano per privilegiare l’esigenza della cura – nonostante la letteratura scientifica evidenzi tempo come l’ambiente fisico risulti sostanziale nel promuovere e favorire pensieri, comportamenti ed emozioni: l’organizzazione delle stanze e la disposizione degli arredi, i colori delle pareti, i materiali, le luci, i suoni e gli odori dell’ambiente contribuiscono o inibiscono azioni o riflessioni di chi li abita.

In questa cornice l’esperienza della Scuola in Ospedale (SIO) ha risentito fortemente delle difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19. Proprio per rispondere a tali difficoltà, di fronte all’emergenza non solo sanitaria ma educativa che ha colpito fortemente il nostro Paese, la Andrea Bocelli Foundation (ABF) è intervenuta per garantire il diritto al benessere, all’educazione e all’istruzione di bambini e adolescenti in condizioni di svantaggio, con un progetto dedicato alla Scuola in Ospedale aperto da una fase di sperimentazione legata alle opportunità educative offerte dalle nuove tecnologie (Progetto Digital Lab), a cui segue un progetto pilota di riqualificazione o ricostruzione di spazi laboratoriali aperti all’impiego da parte della scuola all’interno degli Ospedali Pediatrici Italiani (Progetto H-Lab).

In questa cornice la ABF durante l’anno scolastico 2020-2021 ha inaugurato un progetto pilota, iniziando dall’I.R.C.S.S. Giannina Gaslini di Genova, e fornendo in prima battuta un mobile di custodia e ricarica contenente 20 tablet Android 10, 2 portatili Windows 10 e 7 kit di robotica SamLabs, oltre ad una figura altamente qualificata in merito alle tecnologie didattiche a disposizione dei docenti sia in presenza sia da remoto: l’atelierista digitale.

Se da un lato, la donazione di un quantitativo sufficiente di dispositivi tecnologici è di per sé sufficiente per rispondere ad un primo bisogno organizzativo fondamentale, è pur chiaro che appare necessario anche sviluppare una riflessione sulla effettiva capacità dei dispositivi di rispondere alle esigenze vive della didattica e di valorizzare le competenze ed i percorsi di senso dei soggetti dei percorsi educativi. La letteratura è infatti ormai ricca di contributi che hanno studiato, approfondito e chiarito le molteplici opportunità che l’impiego consapevole e la diffusione degli strumenti digitali portano al mondo dell’educazione e della scuola; dalla possibilità di aumentare il feedback, non minaccioso ma inclusivo, all’ampliamento delle opportunità di relazione (educativa) fra pari, fino alla possibilità di diventare agenti in prima persona del proprio processo di apprendimento, per gli studenti di tutte le età e provenienze sociali e culturali. Ciò detto, la stessa letteratura sottolinea anche come i benefici proveniente dall’uso attivo e capillare delle tecnologie digitali non siano insite nello strumento, e che il loro impiego generico di per sé non è sufficiente a raggiungere tali risultati. La riflessione da compiere è quindi quella di riconoscere la scuola come un ambiente composto da relazioni fra sistemi di natura diversa che co-operano rispetto all’obiettivo educativo e che sono in continuo mutamento, rispetto al quale gli strumenti digitali si inseriscano con un approccio sistemico, ovvero un approccio che guardi tanto alla dimensione organizzativa, quanto alla dimensione tecnica (ovvero di formazione e sviluppo delle capacità necessarie a supportare tali strumenti), alla dimensione organizzativa (Carli, 2021). Ciò comporta la necessità di progettare un intervento orientato a promuovere le condizioni affinché le nuove tecnologie:

  • offrano nuove opportunità per la scoperta, il riconoscimento e la cura dei molteplici talenti di ciascuno;
  • promuovano una riflessione metodologica a favore di un’innovazione delle pratiche didattiche valorizzando il portato culturale di ciascun docente;
  • siano strumenti di relazione tra le persone (studenti, famiglie e docenti);
  • costituiscano risorse per la costruzione di reti educative a promozione e tutela della qualità dell’educazione.

Metodologia

Partecipanti

Una delle azioni del progetto ha visto coinvolto due insegnanti della sezione ospedaliera della Scuola dell’Infanzia dell’I.R.C.S.S. Giannina Gaslini di Genova. Le docenti sono state supportate nel corso dell’anno scolastico dall’atelierista digitale ABF che ha lavorato in presenza in ospedale al loro fianco e, parallelamente, ha fornito assistenza e formazione da remoto. Le insegnanti coinvolte sono assegnate ai reparti di Pneumologia e Fibrosi Cistica e Gastroenterologia.

All’avvio del progetto, nel novembre 2020, durante i primi incontri di programmazione, è emerso il desiderio delle insegnanti di poter fare del tema del racconto – dimensione particolare e caratteristica della Scuola dell’Infanzia – l’elemento centrale di un approccio alle tecnologie digitali, funzionale alle loro esigenze, laddove la principale necessità è risultata la ricerca di strumenti per promuovere una forma di continuità educativa e didattica. Il docente ospedaliero, infatti, al di là dell’ordine scolastico, deve essere altamente flessibile ma anche pronto al grande turn-over dei pazienti con i quali è chiamato a lavorare. Questo rende l’esperienza educativa della Scuola in Ospedale unica e assolutamente non assimilabile a nessun altro tipo di ruolo in un contesto scolastico territoriale.

Un altro elemento determinante per la progettualità poi sviluppata, colto nelle richieste delle docenti, è stato quello della assoluta mancanza di socializzazione dei bambini ricoverati in Ospedale nel momento in cui il progetto è iniziato. I bambini ospedalizzati in periodo Covid, infatti, non hanno avuto la possibilità di lasciare la propria stanza. Un contesto sicuramente molto complesso per i bambini da accettare, soprattutto per i medio-lungo degenti. Per questo motivo, supportando il desiderio delle docenti di partire dal tema del racconto e del narrarsi attraverso di esso, si è deciso di sviluppare una progettualità incentrata sulle storie attingendo alla tecnica multimediale dello stop-motion, utilizzando tablet Android facilmente condivisibili con i bambini nelle stanze e igienizzabili ogni qualvolta questo fosse risultato necessario. Lo stop-motion, interamente creato dai bambini – dalla realizzazione del materiale grafico al montaggio audiovisivo – è stato concepito come uno strumento facilitatore, per creare una sorta di staffetta virtuale che potesse aiutare i pazienti ad entrare in relazione fra di loro e con l’ambiente ospedaliero più facilmente.

Una precisazione a questo punto è d’obbligo su una caratteristica precipua della Scuola dell’Infanzia presso l’I.R.C.S.S. Giannina Gaslini di Genova: le docenti di tale scuola, infatti, non lavorano solo con la loro fascia d’età ma con tutti i bambini e ragazzi ricoverati nei reparti a cui sono assegnate. Il progetto, quindi, doveva configurarsi anche come estremamente flessibile rispetto alle competenze dei soggetti coinvolti, per risultare strumento educativo e complementare con i percorsi didattici che i bambini e ragazzi a partire dalla Scuola Primaria avevano intrapreso parallelamente con i docenti ospedalieri dei rispettivi ordini o, in DAD, con i propri insegnanti del territorio.

La narrazione in stop-motion si è configurata così come una modalità di lavoro che ha offerto ad ogni bambino e ragazzo la possibilità di contribuire con le proprie capacità espressive e narrative all’interno di una cornice di contributi plurali e molteplici. La multi-modalità della proposta, infine, nelle sue componenti di realizzazione grafica, sonora, di racconto verbale e identità visiva, ha reso la proposta accessibile a bambini di età, competenze, livello cognitivo e di sviluppo motorio differenti, riuscendo ad ampliare intorno al progetto il bacino di bambini e ragazzi coinvolti e coinvolgibili, e a favorire l’inclusività del progetto. Un unico progetto, declinato secondo una molteplicità di sfumature e possibilità aperte alle differenze e capaci di valorizzare le diversità.

Il progetto e le ricadute metodologiche

L’applicazione delle tecniche di stop-motion alla dimensione narrativa proposta dalle docenti ha richiesto in primo luogo un lavoro di programmazione delle tempistiche di progetto lungo tutto l’anno scolastico (avviato a dicembre 2020 e concluso a giugno 2021), nonché un approfondito lavoro di formazione con le docenti stesse. Le competenze necessarie, infatti, erano molte:

  • design e riscrittura in scene, delle storie individuate dalle maestre o create dai bambini e ragazzi per potersi adattare alle caratteristiche di un media differente, come l’audio-visivo;
  • competenze relative all’uso del tablet per realizzare disegni digitali, sfruttando diverse tecniche (disegno a matita, acquarello, ecc.), sfruttando l’app Paint su tablet;
  • competenze relative al montaggio dei fotogrammi per realizzare un video in stop-motion, registrazione audio del racconto e creazione di suoni per sonorizzare gli ambienti, attraverso l’uso dell’app Stop-Motion Studio, disponibile gratuitamente per tablet Android.

Sviluppare le competenze su citate ha avuto lo scopo, al di là dell’implementare la conoscenza tecnica-specifica, di dare alle docenti la possibilità di pensare al prodotto digitale come mediatore di una relazione con i bambini nel tempo, consentendo al medesimo materiale di essere ripreso ed arricchito dalla partecipazione di diversi bambini, di essere declinato come storia per immagini o raccontata a voce o attraverso i suoni che ne descrivono l’ambiente, potenzialmente al di là della visita della docente in stanza. Questa possibilità ha consentito di attivare e coinvolgere un maggior numero di bambini rispetto a quelli che sarebbero stati coinvolti con metodologie tradizionali. Infine, le competenze acquisite, hanno permesso alle docenti un autonomo coinvolgimento attivo dei bambini e ragazzi a vari livelli, secondo competenze e possibilità degli stessi, al di là della presenza in sede dell’esperta di tecnologie educative a loro assegnata dalla Fondazione.

L’accurata programmazione degli step di progetto, suddiviso in fasi e micro-fasi, è stato un elemento fondamentale non solo per la buona riuscita del progetto, ma in generale per l’impatto metodologico di una progettazione basata su milestones e deliverable rispetto all’applicazione della tecnologia. Lavorare in questo modo, infatti, ha garantito un’aderenza delle docenti alla loro stessa progettualità ideale in cui l’utilizzo dei dispositivi digitali non si configurasse come “un di più” o un “elemento attivatore” perché percepito come interessante dai bambini e ragazzi, ma come parte stessa del tessuto progettuale.

Nei primi tre mesi di progetto, infatti, fra dicembre e febbraio 2021, le docenti hanno iniziato a raccogliere materiale grafico, disegni prodotti sia in modalità tradizionale che digitale, da bambini e ragazzi partendo dal racconto della storia di Pesciolino Arcobaleno (ed. Nord-Sud) – testo scelto dalle docenti per promuovere il tema dell’inclusione. Parallelamente alla creazione dei disegni che illustrassero la storia narrata, le docenti hanno supportato i bambini e ragazzi nello sviluppare le loro personali versioni della storia, disegnandole, scrivendole e raccontandole a voce. Insieme alla raccolta di questi preziosi materiali, le docenti hanno affrontato un percorso di approfondimento sulle tecniche di stop-motion e sui relativi strumenti – i software – che sarebbero andate ad utilizzare con i pazienti a partire da marzo. Da allora, infatti, parallelamente alla creazione di nuovi contenuti, le docenti hanno iniziato a sperimentare attività di montaggio prima, e registrazione sonora e vocale della storia poi, con i bambini e ragazzi che man mano hanno coinvolto nel progetto. Per quanto riguarda l’elemento sonoro-musicale, le docenti hanno coinvolto un collega della Scuola Secondaria di Primo Grado della Sezione Ospedaliera, promuovendo la realizzazione di sonorizzazioni e paesaggi sonori da suoi studenti in Ospedale, per poi digitalizzarla e montarla all’interno del filmato finale in stop-motion. Questo ulteriore passaggio, ampliando le competenze specifiche delle docenti, ha garantito ulteriormente la possibilità di coinvolgere a diversi livelli i bambini ed i ragazzi, dando loro modo di sviluppare competenze anche strettamente connesse con gli obiettivi didattici dei loro ordinamenti scolastici, come nel caso dell’educazione musicale.

In questo modo, rispettando la zona prossimale di sviluppo e le caratteristiche di ogni paziente, le insegnanti sono riuscite a stratificare i materiali raccolti per arrivare al completamento dello stop-motion.

Infine, perché la staffetta virtuale funzionasse fra i bambini ed i ragazzi, è stato dato loro accesso ad un sito protetto, a cui si accede solo attraverso credenziali legate all’indirizzo e-mail individuale, in cui i pazienti hanno avuto modo di vedere il loro lavoro inserito nel progetto complessivo, anche a distanza di mesi dal ricovero e, davvero, rincontrarsi, seppur virtualmente.

Lo stesso materiale continua a rimanere accessibile non solo agli studenti che lo hanno creato, ma anche ad eventuali altri bambini e ragazzi che vogliano collaborare alla realizzazione di nuove versioni o integrare quelle precedenti, sia nell’ambito dell’I.R.C.C.S. Gaslini di Genova, sia all’interno della rete di Scuole in cui ABF opera.

Rilanci e sviluppi futuri

Questa prima esperienza è servita alle docenti per sperimentare una dove strumenti analogici e tecnologie digitali possano co-operare concretamente nella realizzazione delle fasi e dei materiali necessari all’implementazione operativa di un’idea progettuale in cui la relazione tra bambini, tra bambini e adulti, e tra adulti sia messa al centro dell’agire educativo. Inoltre, il progetto ha favorito l’idea del coinvolgimento in maniera trasversale del loro bacino di utenza, ampliando la loro efficacia operativa perché non più legata solo al momento specifico della loro presenza in stanza con il bambino o ragazzo, ma consentendo anche un lavoro in parallelo di più pazienti grazie all’impiego di dispositivi digitali.

Infine, la collaborazione con il docente di Educazione Musicale della sezione ospedaliera della Scuola Secondaria di Primo Grado ha aperto alla possibilità di collaborazione stretta fra i diversi ordini di scuola in ospedale e a sviluppare nuovi ed ulteriori progetti in cui la multi-modalità possa intrecciarsi con la multi-disciplinarietà, coinvolgendo i ragazzi non solo a livello educativo ma anche con scopi didattici precisi, rispetto ai programmi scolastici di riferimento.

Risultati

Il progetto è stato valutato in termini di efficacia percepita all’interno delle attività di valutazione di impatto curate dalla struttura di documentazione, monitoraggio e ricerca della Andrea Bocelli Foundation. In merito ai risultati ottenuti nell’a.s. 2020/2021, su un campione composto da tutti i docenti coinvolti nelle varie realtà scolastiche afferenti alla rete ABF quasi il 95% delle risposte riporta una percezione ottima dell’efficacia del progetto, citando come punti di forza tre parole chiave: opportunità, motivazione e collaborazione.

Tale dato risulta ancor più significativo se confrontato con l’età anagrafica e gli anni di servizio dei docenti, nella consapevolezza che l’atteggiamento nei confronti delle tecnologie possa esser determinato sia dalla propria filosofia di insegnamento sia dalle percezioni e convinzioni verso la tecnologia, nonché dal fatto che la maggior parte di loro si sia formata all’interno di un modello tradizionale, interiorizzandone regole e modelli: non sviluppando non solo le strategie per una adeguata integrazione di tali risorse all’interno delle proprie pratiche, ma nemmeno il desiderio di approfondire tale ambito (Ertmer et al., 1999; Ertmer et al., 2012; Blackwell, 2013; Sheingold, 1991; Russell et al., 2003). Quasi il 40% dei docenti coinvolti nel primo anno di implementazione del progetto ABF Digital Lab hanno infatti un’età superiore ai 49 anni, il 14,6% superiore ai 60, e il 35,4% svolgono la professione da più di 20 anni.

Per quanto riguarda gli studenti, a partire dall’anno scolastico in corso (2021/2022) è stato sperimentato un primo strumento di valutazione dell’impatto percepito dagli studenti, mediante l’impiego di interviste semi-strutturate composte da un set di 25 item con l’obiettivo di misurare:

  • l’efficacia percepita del contesto scolastico, del rapporto con l’apprendimento e l’ansia scolastica – su base AMOS 8-15_QAS (Cornoldi et al., 2005);
  • l’efficacia del rapporto con i pari – su base ECPQ (Du Mérac, 2017);
  • il benessere scolastico – su base SSWQ (Renshaw, 2020);
  • la percezione del benessere scolastico in relazione alla dispersione scolastica nel medio periodo (su base Young Lives Study - Child Questionnaire);
  • il proprio rapporto con le tecnologie educative e la percezione di competenza nell’utilizzo delle stesse.

Questo approccio, del tutto preliminare, potrà restituire la dimensione di efficacia di interventi anche relativi a degenze di breve periodo, andando ad integrare il quadro principale di valutazione che è naturalmente incentrato sull’impatto generato sulla qualificazione della figura del docente ospedaliero – quale target del progetto ABF Digital Lab.

Conclusioni

L’introduzione delle nuove tecnologie nella Scuola ed in particolare nella Scuola in Ospedale richiede la realizzazione della possibilità di estendere le possibilità sociali, organizzative e progettuali degli attori protagonisti della scuola, docenti e studenti, arricchendole. La proposta del Digital Lab sviluppato dalla Andrea Bocelli Foundation, all’interno della cornice siglata da un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e dalla collaborazione con l’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani, cerca di rispondere a questa esigenza – in primo luogo facendo fronte alla necessità strutturale di una diffusione capillare delle tecnologie digitali, grazie alla donazione di diversi dispositivi, e poi alla necessità organizzativa e progettuale, supportando il prezioso lavoro dei docenti attraverso il lavoro di una figura specializzata, in grado di cogliere ed accogliere le loro spinte progettuali, aiutandoli nella pianificazione di un’azione educativa efficace attraverso l’uso del supporto digitale come del suo rapporto con il mezzo analogico, il tutto volto a favorire il benessere del bambino nel proprio contesto educativo, anche quello ospedaliero.

Nel presente articolo, è stata presentata una esperienza realizzata durante i primi mesi di progetto pilota presso l’I.R.C.S.S. Giannina Gaslini di Genova, che ha coinvolto direttamente due docenti della sezione ospedaliera della Scuola dell’Infanzia e parzialmente un docente della Scuola Secondaria di Primo Grado. Il progetto presentato mira a promuovere l’utilizzo dello stop-motion come strumento di narrazione multi-modale in grado di garantire una continuità progettuale ed educativa anche in un contesto frammentato come quello ospedaliero. La possibilità di creare una sorta di staffetta virtuale si è rivelato uno strumento importante per le insegnanti stesse nel coinvolgere i bambini ed i ragazzi ricoverati in piena pandemia, impossibilitati ad avere scambi fra loro e per i quali non erano possibili spazi in cui condividere il loro vissuto e la loro esperienza, anche educativa, restituendo ai ragazzi per primi un orizzonte di senso ed una prospettiva operativa.

I risultati, seppur ancora parziali, mostrano l’apprezzamento per il progetto e creano una prospettiva su quale ruolo a promozione della relazione tra bambini, tra bambini e docenti e tra docenti possono rivestire le tecnologie didattiche nell’ambito educativo ospedaliero. Come sviluppo futuro della valutazione impatto del progetto ABF Digital Lab vi è la presa in considerazione dell’efficacia dell’intervento proposto dai docenti nell’ambito delle progettualità intraprese assieme all’atelierista nella relazione con il cambiamento della percezione dell’ambiente scolastico, nonché del benessere complessivo dello studente durante la degenza ospedaliera.

Ackowledgment

Si ringraziano le docenti Nicoletta Soldi e Fulvia di Fiore della sezione ospedaliera della Scuola dell’Infanzia ed il Prof. Daniele Rosace della sezione comprensiva della Scuola Secondaria di Primo Grado, I.C. “Sturla” di Genova.

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Erica Volta Atelierista digitale e ricercatrice unità di ricerca educativa Andrea Bocelli Foundation. Ph.D., con un background in Filosofia, Scienze Cognitive e Informatica, è una ricercatrice che attualmente collabora con il Dipartimento di Cure Geriatriche dell’Ospedale Galliera di Genova. Il suo ambito di ricerca riguarda l’integrazione della percezione multisensoriale e lo sviluppo di tecnologie multimodali per l’apprendimento e la riabilitazione, integrando il suo particolare approccio interdisciplinare dato dai suoi studi e da una formazione professionale in Musicoterapia. A partire dal Dottorato, ha lavorato attivamente in progetti europei Horizon2020 come membro dello staff di ricerca dell’InfoMus Lab (DIBRIS) dell’Università di Genova, e, a partire dal 2016, si è occupata di formazione docenti e divulgazione scientifica. È membro di società scientifiche nazionali ed internazionali in psicologia, percezione della musica, affective computing ed informatica musicale.
erica.volta.stella@gmail.com

Serafino Carli  Coordinatore pedagogico e supervisore scientifico dell’Area Educazione e Formazione, Orientamento e Apprendimento Permanente dell’Andrea Bocelli Foundation. Esperto in politiche educative per l’infanzia e l’adolescenza, è pedagogista, coordinatore pedagogico e formatore. Svolge attività di reclutamento, formazione e coordinamento di gruppi di lavoro per enti pubblici e privati, e ricopre incarichi di consulenza per la progettazione, implementazione e valutazione di programmi socioeducativi. Attivo nell’ambito della ricerca, monitoraggio e analisi delle politiche e delle strategie per la promozione e la tutela dei diritti di bambini, ragazzi e famiglie in ambito sociale, educativo, dell’istruzione e della formazione, collabora con numerose istituzioni, tra le quali: Istituto degli Innocenti e Centro Regionale di documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Toscana, Associazione Coordinatori Italiani Servizi Educativi Infanzia, Centri di Esercitazione alla Metodologia dell’Educazione Attiva Regione Toscana, Coordinate ONLUS, Università degli Studi di Ferrara.
serafino.carli@gmail.com