Le parole di Danilo Dolci

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M. Ragone, Le parole di Danilo Dolci. Dizionario lessicale-concettuale, presentazione di Antonio Vigilante, Biblioteca di Educazione Democratica, I, Edizioni del Rosone, Foggia 2011, pp. 305.

Da una prima lettura-discussione delle Bozze di Manifesto "Dal trasmettere al comunicare" (1989) Danilo Dolci aveva tratto il convincimento che fosse opportuno chiarire alcuni termini e nessi. Riteneva che il vocabolario è anche uno specchio: per valorizzarlo ad esprimersi e intendersi, occorre imparare a scegliere. Da qui le domande: "Quale il senso delle nostre parole? che ci significano?" Urgeva dunque una Anatomia lessicale-concettuale, che puntualmente appare come premessa a Variazioni sul tema "comunicare" (1991). 
Di Dolci si ammira la straordinaria capacità di operare distinzioni, di analizzare i concetti, di chiarire i diversi significati con cui spesso vengono usati, di scomporre, contrapporre e ricomporre i termini, talvolta equivoci, dei problemi: violenza/nonviolenza; sistema clientelare-mafioso / comunità organica; trasmettere / comunicare.
Ma la contrapposizione più adatta ad esprimere l’intima tensione del suo pensiero, e che tutte le attraversa, è quella che oppone i fatti ai valori, la rozza materia agli ideali, la realtà all’utopia.
Ora, a distanza di tanti anni dalla morte di Dolci, una attenta rivisitazione della sua opera ha consentito di avviare una nuova Anatomia lessicale-concettuale,  per meglio cogliere il senso delle sue parole e favorire una lettura diretta dei suoi scritti, semplici e complessi allo stesso tempo.